martedì 23 settembre 2008

Hands clean, please

Siamo proprio alla frutta. Dopo una splendida serata dei nostri telegiornali (Tremonti, ospite del TG1, alla domanda "cosa ci sarà di nuovo nella Finanziaria?", ha esclamato trionfante "La novità è che non ci saranno novità", bella notizia; poi, il ministro degli esteri Frattini chiede il silenzio stampa per la vicenda degli italiani rapiti in Sudan, dichiarazione riportata dopo un ampio servizio dedicato all'argomento - GENIALE!), sono andato sul web per rovinarmi completamente la serata.
Bene, ci sono riuscito.

Forse non tutti sanno che in Italia esiste un ente chiamato AIFA, Agenzia Italiana del FArmaco. Questo ente avrebbe le medesime competenze della FDA (Food&Drug Administration) americana: controllo dei farmaci, studio della loro efficacia, suggerimento del prezzo di vendita.
Perché dico "avrebbe" ? Beh, perché siamo in Italia, per cui non sia mai che una cosa funzioni!!!

Il direttore della AIFA è infatti stato sostituito dal Governo Silvio poco tempo fa: la decisione è stata talmente singolare, inspiegabile da portare una rivista come NATURE ad esporsi sull'argomento - una delle più importanti riviste di informazione e divulgazione scientifica si prende la briga di discutere di nostri fatti interni: evidentemente, dico io, era il caso. Persone del genere non sprecano carta e spazio per parlare di fuffole.

Vi allego quindi l'articolo di Nature, postando qui la traduzione in italiano, cosicché ognuno possa discutere e ragionare direttamente sul documento.


"Quindici anni fa al culmine di ‘Mani Pulite’, la polizia irruppe nell’abitazione di Duilio Poggiolini, il capo del comitato nazionale per la registrazione dei farmaci e trovò lingotti d’oro nascosti sotto il suo pavimento. Per molti italiani l’immagine di quei lingotti lucenti è ancora vivida, a simboleggiare in modo permanente i tempi in cui i funzionari del governo, compreso il Ministro della Sanità, prendevano mazzette dalle industrie farmaceutiche per approvare farmaci e stabilirne i prezzi.
… oggi risulta preoccupante la scelta del governo Berlusconi di rimuovere Nello Martini, farmacista senza legami politici, dalla gestione dell’AIFA, l’agenzia autonoma creata nel 2004 per approvare i farmaci e monitorarne l’impiego. Martini è riuscito con successo a limitare l’incremento della spesa farmaceutica al 13% dell’intero budget della spesa sanitaria, ma così facendo ha scatenato le ire dell’industria…
Martini è stato rimpiazzato a metà luglio dal microbiologo Guido Rasi, membro dell’amministrazione dell’AIFA e descritto dalla stampa italiana come vicino ad Alleanza Nazionale… In modo ancor più preoccupante il governo, insediatosi a maggio, dichiara di voler ridurre i poteri dell’AIFA separando la determinazione del prezzo dei farmaci dalla valutazione tecnica sulla loro efficacia, restituendo il potere decisionale sui prezzi al Ministero della Sanità e del Welfare.
In un momento in cui tutte le Nazioni faticano per riuscire a pagare, con budget ridotti, i prezzi sempre più alti dei farmaci di nuova generazione, questa scelta ha poco senso. Se l’Italia vuole effettuare un’efficace politica sui costi sanitari allora l’agenzia indipendente deve essere in grado di integrare tutte le informazioni tecniche con quelle economiche. Per di più le connessioni tra i Ministeri della Sanità e del Welfare con il sistema industriale sono sgradevolmente strette: per esempio la moglie del ministro Maurizio Sacconi è direttrice generale di Farmindustria, l’associazione che promuove gli interessi delle aziende farmaceutiche.
Infatti il Governo Berlusconi ha già manifestato l’inquietante tendenza di permettere a interessi industriali di estendere la loro influenza su agenzie dello Stato.. Il governo dovrebbe pensare due volte se è davvero il caso di riaprire la porta che è stata sbarrata dopo il caso Poggiolini."


Ecco l'articolo di Nature.

Tutto perfetto, quindi...


1 commenti:

Gere 10 ottobre 2008 alle ore 22:01  

Pare che Di Pietro abbia fatto un bel regalino a Silvio decidendo di andare da solo alle elezioni regionali di novembre in Abruzzo... Di solito le coalizioni di centrosinistra lavorano molto bene nelle realtà locali, non capisco il perchè di questa scelta. Inoltre, il Partito Democratico, vista la recente esperienza in Abruzzo, avrebbe dato la propria assoluta disponibilità a proporre candidature di alto profilo rinunciando ad esprimerne di proprie come ulteriore garanzia di trasparenza e presa di distanza, ma pare che Di Pietro abbia fatto un calcolo strettamente politico dicendo "O il mio candidato o niente", esprimendo una candidatura di bandiera. Prese di posizione assurde, lontane dai problemi della gente. Allora ha ragione Follini quando dice :"Tra noi (il PD) e Di Pietro non c'è un'alleanza, c'è una pantomima: prima finisce meglio è". E personalmente ne sono sempre più convinto...

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