mercoledì 11 febbraio 2009

Dalla parte della Vita, dalla parte della Morte

Qualunque sia l'opinione che ciascuno di noi si è fatto, la vicenda Eluana Englaro non è passata inosservata alla maggior parte di noi. La copertura mediatica che è le stata dedicata, l'importanza che le istituzioni ed organizzazioni di carattere più o meno politico/religioso le hanno conferito, questi ed altri interessi hanno contribuito a far entrare nelle coscienze di noi, in maniera forse anche involontaria, la domanda “cos'avrei fatto, io, al posto del padre?”.
Sicuramente molte meno persone si saranno chieste “cos'avrei fatto, io, al posto del medico, o del giudice, o dell'avvocato?” - e, forse ancora meno di frequente, “cos'avrei fatto, io, al posto dei politici?”.
Già, cosa avreste fatto? Sareste stati tra quelli che si sarebbero battuti fino all'ultimo per la difesa della vita? Oppure vi sareste adoperati per la salvaguardia delle libertà individuali? Queste paiono, infatti, le due posizioni dominanti della politica. Ma sarà davvero così? A me sono venuti alcuni dubbi, che provvedo ad esporre in questa sede.
Mi pare infatti assurdo che gli appartenenti al cosiddetto “Partito della Vita” abbiano deciso...solo pochi giorni fa di esserlo! A parole hanno sempre sostenuto l'inapplicabilità della decisione del padre, pur confermata dai vari gradi di giudizio cui è stata sottoposta; solo il povero multi-Ministro Sacconi ha provato a rallentarla, se non a fermarla, con ispezioni, sospensioni, trasferimenti, minacce ed altre importanti e forti manovre politico-legislative! Tutto il resto del Parlamento, invece, “legiferava” (quando gli è stato concesso) altrove, evidentemente fidandosi dell'efficacia delle misure del Ministro.
Quando poi la situazione si è avviata verso tutt'altro epilogo, allora la Politica è entrata in campo, 'sacrificandosi' in notti di lavoro in Parlamento pur di portare a termine l'approvazione del provvedimento sul testamento biologico, già in lenta discussione da tempo, ma a cui è stato aggiunto ad hoc un paragrafo riguardante il famoso sondino alimentante Eluana. Che, prima, non era preso in considerazione..
Perché, quindi, un'accelerazione così improvvisa e decisa, ma quasi fuori tempo massimo? Per provare a dare una spiegazione, bisogna armarsi di malizia e fare un po' di “sana e sporca” dietrologia..
A ben pensarci, assumendo il ruolo di paladino della Vita, della Chiesa e di Silvio solo sa di cos'altro, il Centro-Destra ha ottenuto quanto andava probabilmente cercando: pubblicità positiva per sé, negativa per le Istituzioni e per l'opposizione. Forse questo, ma forse non solo... Ma andiamo per ordine.
Che si sia a favore o contrari, il Vaticano ha innegabilmente un ruolo importante nella vita sociale e politica dell'Italia: è evidente che le parti politiche che si schierano in coerenza con quanto dal Vaticano sostenuto ricevano da esso supporto, anche (ma non solo) mediatico. Ergersi in una situazione simile come i difensori della vita umana permette ai fedeli più devoti e plasmabili di avere una fazione nella quale identificarsi, da sostenere NON per meriti politici, MA presunti etici. Ricevendo, di conseguenza, pubblicità gratuita. Ma esiste davvero questo 'partito della vita'?
Recentemente in Università un gruppo di persone stava parlando di questo argomento, quando contro chi sosteneva il rispetto nei confronti della volontà del padre si è scagliata una voce contraria, sostenitrice del diritto alla vita, senza però mancare di rivolgersi alla controparte con espressioni piuttosto colorite come “ti strozzo”, o cose simili. Notando l'evidente rispetto dimostrato nei confronti delle opinioni contrarie, quasi mi diverte constatare come chi si professa difensore della vita (di chi da 17 anni è privo di attività cerebrale) sia pronto a sacrificare la vita altrui (di chi da 24 anni è dotato di attività cerebrale), pur di sostenere le proprie idee. Leggerei volentieri le frasi scritte sull'Avvenire da un redattore del quotidiano della Santa Sede, secondo le quali “i giovani potrebbero ora guardare con sospetto la figura paterna, passata da maestro e mentore a giudice e boia”. D'altro canto, racconterei anche delle violenze di cui si sono resi attivamente responsabili, tra gli altri, anche manifestanti contrari all'interruzione dell'alimentazione: non c'è che dire, inneggiare alla vita dando legnate fa un bell'effetto...
Forse, quindi, c'è qualcos'altro ad animare le fazioni politiche.
L'attacco lanciato lo scorso weekend da Silvio Berlusconi a Napolitano ed alla Costituzione è senza precedenti: mai in un singolo intervento un Capo del Governo aveva criticato così apertamente il suo superiore, screditando contemporaneamente la Carta Costituzionale (sulla quale ha giurato, tre volte), “accusandola” di impedirgli di avere sufficienti poteri, a causa dell'ispirazione bolscevica sotto la quale è stata scritta. In un paese realmente democratico, dopo parole simili sarebbe stato costretto alle immediate dimissioni, ed invece eccolo lì.. Con le frasi quasi dimenticate (mentre invece tutti ricordano ancora lo splendido videomontaggio col quale a Di Pietro è stato fatto dire che “Napolitano è troppo silenzioso, ed il silenzio è mafioso”...guardate su Youtube, e verificate), senza reale peso sull'opinione pubblica, si proceda ad analizzare le conseguenze politiche del gesto, partendo dalle cause.
Napolitano aveva scritto una lettera a Berlusconi annunciandogli la sua impossibilità a firmare il decreto – non contesto il fatto, approvandolo, ma è un caso più unico che raro in cui il Capo dello Stato scrive al Presidente del Consiglio bocciandogli un provvedimento PRIMA che gli sia presentato... Ciononostante, pur essendo chiare le sue opinioni a riguardo, Napolitano si è visto recapitare la richiesta di firma: perché quest'atto provocatorio? A qual fine?
Giriamo la domanda: quale occasione migliore per screditare le Istituzioni e prendersi la libertà di attaccare la Carta Costituzionale, se non quella in cui una buona fetta dell'opinione pubblica ti supporta (per fede più che per politica), mentre l'altra parte ha quasi paura ad alzare la voce, col rischio di essere additata come “partito della morte”? La domanda a questo punto non è perché farlo, ma: perché NON farlo? Perché non usare questo fatto per portare la gente dalla propria parte al fine di cambiare la Costituzione, avvicinandolo sia al sogno di Licio Gelli, sia al sogno di Silvio stesso (“Vorrei governare come te per 25 anni senza opposizione”, disse pubblicamente a Mubarak)?
E perché non ricordare l'episodio dell'Articolo 18, avvenuto nella scorsa legislatura? Tutti a parlare per mesi di questo pericolo, grande polverone mediatico durante il quale la maggioranza di allora (la stessa di adesso) approvò una triste serie di misure ad personam: i media abboccarono all'esca, parlarono ciò di cui il cuore della gente voleva sentir parlare, e dimenticarono di svolgere il loro lavoro. Informarci.
Con alle porte la riforma della Giustizia, temo si stia percorrendo lo stesso cammino.

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