sabato 10 ottobre 2009

Premio Obama per la Pace

Che le Grandi Democrazie del Nord Europa avessero una scarsa simpatia nei confronti di George W. Bush è fatto ormai noto. Ma che arrivassero a mostrarlo in modo così manifesto, beh questo decisamente sorprendente.
Il Premio Nobel per la Pace 2009 è andato, com'è ormai noto, a Barack Obama. La motivazione per “il contributo al dialogo tra civiltà, il disarmo nucleare e la distensione internazionale” non può non lasciare dubbiosi.
Barack Obama era un personaggio relativamente poco conosciuto prima della sua corsa alle primarie: la sua giovane età e la sua predilezione per Internet e la piazza piuttosto che per la TV lo hanno portato solo recentemente agli occhi del mondo. Dal suo insediamento nella White House sono passati solamente 10 mesi, durante i quali il buon Barack si è ben impegnato a contrastare la crisi finanziaria ed i suoi effetti sul mondo dell'economia e dell'occupazione. Sistemati, per quanto possibile, questi problemi, ora sta dirigendo la sua azione politica verso la Riforma Sanitaria (importantissima) e la delicata questione Afghanistan.

Dal punto di vista internazionale, vanno ricordate le epocali parole all'Assemblea Generale dell'ONU sui rischi climatici ed ambientali cui il Pianeta sta andando incontro, oltre che ad un disgelo con la Russia sulle armi nucleari (previsto un parziale disarmo) e sullo scudo antimissili da piazzare nell'Est europeo, memoria dell'Impero di Bush Jr.
L'osservatore attento potrà notare come, sebbene queste politiche meritino deciso rispetto ed ammirazione, non vi sia nulla di così decisivo da poter giustificare un riconoscimento così importante. Volendo paragonare la svolta ambientalista statunitense con l'impegno di Al Gore, in precedenza anche lui meritevole del Premio, si può ben vedere come, anche solo per questioni di tempo, l'azione del Presidente in carica non abbia quella profondità di cui Gore può vantarsi.
Ed è proprio questo il fatto: che Obama abbia le carte in regola per cambiare positivamente e sensibilmente la politica mondiale statunitense (con l'intenzione di farle valere) è indubbio, e sarà solo questione di tempo affinché le mostri. Ma, ad oggi, possiamo ancora solo vederle da lontano.

E' quindi un Premio Nobel al Futuro, non al Passato (come invece accade solitamente), che vuole forse fungere da supporto, da incentivo al New Deal a stelle e strisce. Insignito di questo premio, e caricato di ulteriori responsabilità, Obama non potrà più tirarsi indietro facilmente. Con l'augurio che possa mostrarsi sufficientemente forte da sopportare tale compito.
Non dovrà, infatti, viaggiare da solo. Dovrà essere affiancato da nuove, innovative figure politiche, che escano dai canoni della Politica del Palazzo cui forse sono troppo abituati, ed inizino ad affrontare il maggiore, crescente sentimento democratico dei cittadini. Le nuove tecnologie vanno usate, per raggiungere con maggiore capillarità i cittadini (anche fuori i confini nazionali) e per veicolare messaggi con incrementata funzionalità. Obama ha saputo sfruttare questo nuovo sentimento popolare, guadagnandosi direttamente l'appoggio dei cittadini senza che questo fosse veicolato dalle varie lobbies (cui, ad esempio, Hillary era ancora troppo legata).
Un curioso caso di Premio d'incoraggiamento, quindi. Curioso poiché sarà ricordato come un Premio Nobel per la Pace conferito ad un Presidente di uno Stato in guerra.
E questo, per i cultori dell'Idea di Pace, sarà difficile da accettare.


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