martedì 6 ottobre 2009

L' Incriticabile

Viviamo in un Paese curioso. Possiamo criticare i Premier Italiani e stranieri, possiamo criticare ogni Ministro di questo ed altri governi; possiamo criticare magistrati e giudici; possiamo criticare i giornalisti e gli editori; possiamo criticare la nostra Costituzione, possiamo criticare anche i morti, possiamo criticare addirittura il Papa, ma non il Presidente della Repubblica. Perché questo? Da dove deriva questo diritto di inattaccabilità?
In alcun luogo sta scritto che i critici del Presidente della Repubblica siano accusabili a priori del reato di lesa maestà. La Costituzione, “semplicemente”, lo manleva da ogni responsabilità sul suo operato: solo nei casi di attacco alla Costituzione ed Alto tradimento, in fatti, il Presidente può essere incriminato e processato per le firme da egli apposte sui provvedimenti proposti dal Parlamento – ma, in alcun punto, sta scritto che egli non possa essere CRITICATO per tali firme.
D'altro canto, il Presidente è incaricato dalla Costituzione di monitorare l'attività di detto Parlamento: qualora i provvedimenti da questo mandati al Colle non risultino ad esso graditi, per motivi giustificabili e da giustificare, egli ha il DOVERE di respingerli, indicando al Parlamento le eventuali modifiche da apportare perché si superino le eccezioni sollevate.

Badate bene, ho detto DOVERE, e non diritto. Non è a sua discrezione: il suo compito è principalmente questo, e secondariamente ha il compito di vagare per l'Italia e l'Estero facendosi portavoce dei Valori della Repubblica Italiana. Poi, che la Costituzione affermi che se un provvedimento bocciato e ripresentato identico dal Parlamento debba essere forzatamente firmato, non è motivo sufficiente per votarlo in prima sessione: sarebbe come dire, sono un giudice di primo grado, so che questo cittadino si è macchiato di un qualche crimine, ma non lo dichiaro colpevole NON per mancanza di prove, ma perché suppongo che un secondo grado di giudizio possa dichiararlo innocente.
E' forse questo un motivo sufficiente per giudicarlo? La sola supposizione che un secondo grado di giudizio possa essergli più clemente deve influenzare il giudizio del primo grado?
Questo è un precedente di scarico di responsabilità di gravissime proporzioni; ma, come al solito, non ce ne rendiamo conto. Il Presidente della Repubblica si confessa palesemente inabile a svolgere la sua funzione di controllo dell'attività del Parlamento, dichiarandosi 'schiavo' dei suoi provvedimenti.

Non siamo nei casi in cui egli possa essere incriminato (non segue i dettami della Costituzione, ma non possiamo definirlo un attacco alla stessa; non risponde ai doveri di cui lo Stato Italiano lo ha incaricato, ma non possiamo chiamarlo Alto Tradimento); ma siamo, a pieno diritto, in un caso secondo il quale possiamo – e dobbiamo, se ci stanno a cuore le Istituzioni – criticarlo. Io ho estremo rispetto verso la Presidenza della Repubblica; ecco perché non posso avere lo stesso rispetto per chi ora la rappresenta. Il rispetto deriva dalle proprie azioni, e dallo spirito in cui queste vengono intraprese; non solo dalla posizione che si occupa.

Lei, Caro Presidente, alcuni giorni fa si è preso la libertà di accusare un cittadino di non conoscere la Costituzione. Non mi arrogo il privilegio di conoscerne ogni sua parte, ma mi prendo il diritto di chiederle: Lei, Caro Presidente, la conosce?

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